Narcisismo Digitale e Cyberbullismo: Due Fenomeni del Mondo Online

La comunicazione, di qualsiasi tipo sia e a chiunque si rivolga, ha delle precise regole. Man mano che si diventa padrone di un linguaggio, si imparano le normali norme di convivenza, si comincia ad adattarsi al sociale, ad essere a contatto gli uni con gli altri, a comprendere ciò che viene detto, a relazionarsi in un determinato modo, quindi si adottano strategie comunicative differenziate, selezionando codici a seconda delle situazioni. Nell'interazione a faccia a faccia, non solo le parole sono utili per ottenere la migliore interpretazione del linguaggio orale, ma anche gli indizi non verbali, quali l'intonazione della voce, la postura, la gestualità, l'espressione facciale risultano decisivi per il processo interpretativo e si basano sulla ricchezza delle informazioni esistenti in una data situazione sociale.
Se un computer viene incluso in un processo comunicativo iniziano le difficoltà; tutte le regole che consentono di comprendere il pensiero altrui subiscono un rovesciamento, non si parla con una persona o con più persone, ma con uno schermo ed è un'illusione pensare che si tratti di conversare con una controparte a cui poter confidare anche informazioni private che rimangano inaccessibili agli altri utenti. Per questo, la comunicazione mediata da computer potrebbe aver favorito una maggiore disinibizione nelle persone, con la conseguenza di provocare un numero superiore di comportamenti aggressivi, per il fatto che si prova una minore necessità di autocontrollo rispetto a quanto accade nell'interazione faccia a faccia. Nel momento in cui si hanno a disposizione i telefoni cellulari o Internet o qualsiasi altro dispositivo tecnologico, aumentano comportamenti di cyberbullismo antisociale moralmente sanzionabili. La responsabilità non è mai la propria, ma sempre degli altri, oppure la scusa più utilizzata è quella di aver semplicemente seguito le regole del gruppo o quello che fanno gli amici.
È in questo contesto che i narcisisti entrano in gioco, pretendendo di essere ammirati, commentati, seguiti dai loro followers che devono essere sempre costantemente presenti, con interventi assolutamente positivi, in caso contrario diventano litigiosi, rabbiosi, violenti verbalmente; la vergogna che provano dopo aver ricevuto feedback negativi fa scattare in loro un'immediata risposta aggressiva per difendere il proprio ego e ottenere un sollievo immediato che peraltro non è duraturo.
La Rete viola anche l'intimità personale con la sua efficienza, intercambiabilità ed espansione illimitata di spazio, trasforma le esibizioni sessuali più o meno volontarie in una persecuzione proprio da parte di coloro a cui l'esibizione stessa é diretta. Il cyberbullo, dopo aver analizzato la situazione a lui più favorevole per mettere in atto la sua denigrazione nei confronti del soggetto prescelto, lo svilisce, lo deride, lo perseguita con apprezzamenti osceni di ogni genere, spesso creando addirittura delle chat per discutere tutti insieme le reazioni della persona coinvolta. Tale comportamento può durare all'infinito, ovunque si trovi la vittima, anche se ha nel frattempo cambiato identità e coordinate. Il comportamento delle persone che mostrano la loro sessualità sui social, convinti che la massa degli utenti siano interessati alle performance che avvengono nelle loro stanze o in qualunque altro luogo e che li ammirino, sia per la mancanza di veli, quindi di pudore, sia per l'audacia dei loro atteggiamenti, rendono il proprio corpo protagonista numero uno, espressione del sé che si sta formando o che non si è mai formato, il tentativo di dare una definizione alla propria identità; chi si comporta in questo modo è alla ricerca di un capro espiatorio e della necessità di separare nettamente i perdenti dai vincenti.
Il culto della propria immagine, l'amore superbo nei confronti di se stessi hanno bisogno, per esistere, del disprezzo nei confronti dell'altro e questo fenomeno, definito cyberbullismo digitale, rappresenta in parte la società attuale che sembra aver perso sentimenti come la compassione e la solidarietà, l'attenzione per il prossimo per sostituirli con la mancanza di empatia, con l'egoismo e con l'individualismo. Mentre il narcisismo sano permette uno sviluppo creativo del sé come personalità, quello patologico o comunque con alcuni tratti manipolatori fa precipitare in una spirale dove le persone, senza rendersene conto, sollecitano i loro utenti alla connessione continua, suggeriscono come si deve essere, cosa si deve provare e cosa condividere, pena l'esclusione del gruppo virtuale o essere ricoperti di insulti e di disprezzo. L’Altro non esiste nella sua autenticità, non esiste come essere pensante, ma solo come tutto ciò che corrisponde a un ritorno di ammirazione e allora è ricercato, stimato, protetto; i narcisisti sono così alla continua ricerca di qualcosa che li scuota dall’apatia, di un qualcosa di forte che li aiuti nell’affrontare il l loro smarrimento esistenziale, che vada al di là dei limiti, delle insoddisfazioni, dell'incertezza che caratterizza la loro vita. Convinti di avere potere su una massa ingenua, incapace, con cui si connettono per distruggerla, deriderla, e schiacciarla, non si accorgono che le loro aspirazioni nascondono l’insoddisfazione, la paura angosciante di essere messi da parte, trascurati, prova evidente di una vita affettiva pressoché assente. Così facendo, riempiono un contenitore vuoto ambiguo, che promette, ma non dà, che può includere solo il nome vero o falso e che sia un'identità nascosta è un'illusione.
Essere presente nella Rete, significa dunque rinunciare alla propria identità per entrare in quella dissociata e ambigua di chi non è, in una dimensione di un sempre maggiore isolamento. Il Web diventa allora un profondo pozzo nero in cui il narcisista non ritrova il proprio sé smarrito, ma getta frammenti della propria solitudine e angoscia senza rivedere la luce. In realtà, il narcisista sogna di essere qualcuno, ma il suo sogno svanisce nell'aver preso in ostaggio se stesso.